Pubblicità, rivoluzione nel mercato ADV. Giorni contati per le vecchie concessionarie? Pier Domenico Garrone su Corriere Comunicazioni

Il mercato della pubblicità alle porte di una rivoluzione: l’Adv tabellare scalzata da nuovi strumenti di comunicazione basati sulla web reputation. Si fanno strada i professionisti della Rete. Il punto di Pier Domenico Garrone, co-fondatore del think-tank blog “Il Comunicatore Italiano” su Corriere delle Comunicazioni.

Pier Domenico Garrone su Corriere Comunicazioni

Pier Domenico Garrone – Il Comunicatore Italiano

Ogni anno quando si leggono i bilanci delle società come, ad esempio, quello della RAI, Mediaset, Sky, La7, Repubblica, Class ci si chiede se la fonte del ricavo principale, la concessionaria di pubblicità, è locomotiva o vagone del business ? In Italia, internet aveva nel 2010 un impatto pari a Euro 31,6 miliardi, in crescita del 10% annuo con una previsione di raddoppio entro il 2015. Un valore economico che significa una rivoluzione nella produzione e distribuzione dei programmi mediatici. Stop alle produzioni solo per la televisione o solo per la radio. Il format radiotelevisivo diventa APPTV, programma mediatico dove Protagonisti e Contenuto si rappresentano e incontrano un Pubblico sempre più informato e coinvolto oltre la “messa in onda” , con aggiornamenti e servizi a valore aggiunto.

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Nuove opportunità di consumo che coincidono meglio e nel tempo con l’interesse e lo stile di vita del Cliente. Nella carta stampata la nuova forza è data dalla spesa territoriale di pubblicità che sino a poco tempo fa non avrebbe mai pensato di potersi ritrovare su media autorevoli. Il Cliente cerca e “compra” credibilità e reputazione e rifiuta l’acquisto del solo spazio tabellare. Curare la credibilità e la reputazione diventano l’oggetto dell’attività professionale del Comunicatore. La carta stampata archiviata la farsa della qualificazione sul mercato per tiratura/copie e preso atto della costante recessione, quasi a 2 cifre, che ogni anno viene registrata nei bilanci sul numero di copie vendute, ha iniziato a pensare alla propria web reputation non solo come risposta/proposta al Mercato ma anche per dotarsi di un nuovo, concreto sistema di misura che riporti i valori economici dei contenuti di proprietà a cifre adeguate ai costi editoriali che nel frattempo si sono trasferiti dalle rotative ai social network.

Tutto questo rilancia la creatività italiana, l’industria dell’intrattenimento e dell’informazione dove , oggi, i giornalisti sono costretti ad inseguire la domanda di Comunicazione e devono lasciare spazio a nuove figure professionali , digital native, che ne insidiano la leadership aziendale. La crescita quantitativa, 190 canali televisivi nel 2008 che diventano 240 nel 2012, ha dato il via anche a sperimentazioni di distribuzione multicanale come meglio preferito dalla platea del Pubblico. L’ascolto dei principali canali generalisti, quelli di Rai e Mediaset, è precipitato dal 2001/89% al 2011/68% a vantaggio di un’offerta verticale sorta con i canali digitali e la rete internet rispondente ad un Pubblico in mobilità per il 75%, che torna ad apprezzare la Radio con i suoi 32 milioni di ascoltatori. Non sono peggiorati i programmi, solo che la platea non è più ferma e solo in salotto a casa e mentre guarda la televisione si aggiorna sul tablet. Gli italiani si ritrovano su internet come utenti unici in 27,2 milioni per 1 ora e 32 minuti al giorno, con 21 milioni di account unici Facebook e 17,9 milioni di utenti unici You Tube. In mobilità leggiamo i giornali, guardiamo la televisione, ascoltiamo la radio, rivediamo e cerchiamo in archivio programmi /documenti . Tutto questo grazie a 18 milioni di smartphone che diventeranno più di 40 milioni nel 2015, 2 milioni /2011 di tablet.

“L’Allerta Media” segnala il bisogno di Concessionarie di Comunicazione in sostituzione delle tabellari Concessionarie di Pubblicità. Il chairman di Google, Eric Schmidt, prevede che tra 10 anni i telefonini costeranno il 5% dell’attuale prezzo perchè li compreremo per le APP che ci serviranno e l’impatto sulla democrazia sarà la sorpresa solo per una classe politica attardata a dare il giusto valore alla banda larga. La tecnologia è potere e bisogna preoccuparsi che non si creino caste digitali. Servono regole e competenti Autorità ed un autorevole Servizio Pubblico Rai. Questo scenario incide rivoluzionando i modelli di business delle televisioni, della carta stampata e della antica e flessibile radio. Un punto comune per tutti i Media : la proprietà del Contenuto che diventa, con la tecnologia, il più importante valore aziendale. Una nuova regola, oggettiva per tutti sarà misurarsi con uno strumento ad alta computazione tecnologica, oggettivo, qualitativo.

Questa nuova media moneta sarà coniata dalla web reputation. Pare evidente il pensionamento dello share sia per come è realizzato, sia perchè l’interesse degli investitori pubblicitari e finanziari sarà incassare credibilità per accrescere valore con la reputazione di prodotti, servizi destinati ad un Pubblico che forma le opinioni con confronti su social network, con competenze disponibili gratuitamente in internet ed in ambito internazionale. La Concessionaria di Comunicazione, ad esempio la SIPRA per la RAI, dovrà superare l’attuale pigrizia burocratica che scarica al bilancio RAI gli investimenti per ideare, progettare, realizzare l’APPTV. La Concessionaria di Comunicazione per meritare di stare nella catena del valore dovrà partecipare agli investimenti di innovazione.

Il lavoro per le concessionarie ex pubblicitarie passerà rapidamente dalla vendita tabellare di spazio/tempo alla valorizzazione del Contenuto. Il 30 settembre 2011 Fabio Minoli, presidente del Co.Re.Com. Lombardia ha presentato in un seminario, presente AGCOM, una ricerca sulla web reputation dei TG, dei giornalisti. Quella presentazione era una prima reale simulazione e prova di come desueto fosse lo share che, oggi, misura insieme prodotti televisivi diversi così come tecnicamente e correttamente vanno intese le differenti produzioni RAI, Mediaset, Sky, La7.

L’attualità purtroppo ci presenta ancora evidenti scalini di cultura e sensibilità verso il Pubblico.

Scaricata l’APP multimediale RAI.TV sul tablet questa funziona solo se si è connessi con wifi a differenza dell’APP TGCOM, TGSKY, RadioRai e La7.

Cosa significa per la RAI questo errore tecnologico? Perdere competitività. La raccolta pubblicitaria classica perdeva un -3,4%/2011 mentre in internet nello stesso periodo, anno 2011, la raccolta registrava +15,4%.

La web reputation consente ad un Editore di generare continuamente valore con prodotti/servizi/aggiornamenti che passano da una distribuzione indistinta ad una specifica , ad esempio, pensata per un social network.

Credibilità, Innovazione, Cloud , Internazionalizzazione questi 4 termini li troveremo sempre di più nei bilanci, nei profili professionali, nei progetti dei Media e speriamo nella cultura delle Concessionarie che auspichiamo passino rapidamente dalla raccolta pubblicitaria alla creazione di valore dei Contenuti. Il 2012 è l’anno della reingegnerizzazione dei Media e delle Concessionarie, il 2015 è vicino ed in Italia ci sarà l’Expo e saremo esposti nel mondo .

FONTE: Corriere Comunicazioni

Seminario Comunicatore Italiano alla Camera: regole chiare per la Web reputation

Web reputation, nettere a punto una normativa adeguata e identificare le responsabilità istituzionali: queste le priorità emerse in occasione del seminario organizzato dal Comunicatore Italiano. Fini: “La Rete può riavvicinare i cittadini alla politica”. Lusetti (Pd): “Pronti a lavorare a una proposta bipartisan”. Vari: “Servono regole certe, fondamentale ruolo Ue”.

Regole chiare per la Web reputation. E’ questa la convinzione emersa al seminario “Web reputation: la credibilità si genera in rete”, organizzato dal Comunicatore Italiano presso la Camera dei Deputati di cui il presidente Gianfranco Fini si è voluto fare promotore.

“In questi tempi in cui si avverte la necessità di una ripresa di fiducia dei cittadini nei confronti della politica – ha sottolineato nel saluto inviato al seminario – gli strumenti messi a disposizione dalla rete, possono rendere la proposta politica più vicina alle esigenze della società e rilanciare la partecipazione democratica”.
“Le Istituzioni e la politica devono comprendre e sfruttare le opportunità offerte dal web, poiché internet e social network sono forme di relazione, di contatto e di rapida circolazione delle idee che offrono alle Istituzioni e alla politica inedite e piu’ dirette forme di comunicazione con i cittadini”.
“Ma – ha concluso Fini – non tutto quello che circola in rete veicola principi di libertà, civiltà, rispetto della dignità della persona, e ne deriva che deve essere sempre vigile e attiva la ‘coscienza collettiva’ e democratica espressa dall’insieme dei social network”.


Sulla necessità – e sulla difficoltà – di elaborare nuove norme si è soffermato il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, Massimo Vari, sottolineando al contempo la funzione positiva dei social media nel mondo contemporaneo. “In questo senso – ha puntualizzato Vari – è fondamentale il ruolo che può svolgere la Commissione europea nel tentativo di sintetizzare la libertà di espressione in Rete con i diritti degli utenti, a cominciare da quello alla riservatezza per arrivare a quello alla reputazione, passando anche per la tutela della proprietà intellettuale”. Contestualmente alle azioni europee è però necessario identificare anche un ruolo per le istituzioni nazionali. (…)

Un “invito” che Renzo Lusetti, deputato del PD, ha subito accolto, annunciando un impegno – “bipartisan, data la sensibilità dimostrata da tutti gli schieramenti politici sul tema” – ad elaborare proposte normative adeguate alla sfida. Nuova linfa potrà venire dall’Agenda digitale al vaglio del governo. “Si tratta – ha ricordato Lusetti – di un campo base giuridico amministrativo che potrà essere uno spunto anche per la prossima legislatura”. Una legislatura che, secondo il deputato PD, dovrà essere “una costituente del Web”. “Inoltre – ha concluso – auspico che la nuova Agcom possa lanciare un gruppo di lavoro ad hoc su queste tematiche e che la Commissione di Vigilanza Rai inizi ad occuparsi strutturalmente dei temi collegati al Web”. Antonio Preziosi, direttore Radio 1, ha affrontato il tema del ruolo dei social network nella professione giornalistica. “Internet è una grande risorsa – ha detto – ma come tale deve essere sottoposta alle regole del buon giornalismo, prima tra tutti il controllo delle fonti”.
Su come cambia il giornalismo ai tempi del Web si è soffermato anche Arcangelo Iannace, responsabile Relazioni Esterne della Fieg. “È importante sviluppare una strategia industriale per adeguare l’offerta editoriale alle nuove tecnologie, tablet e smartphone soprattutto”.

Maurizio Maresca, professore di Diritto Internazionale ed Europeo all’Università di Udine è ritornato sulle istituzioni. “Devono avere il coraggio – ha detto – di operare per il buon funzionamento del mercato anche varando norme che, ad una prima analisi, possono sembrare atipiche, per colmare il vuoto normativo. Anche Fabio Minoli, presidente del Corecom Lombardia, si è soffermato sulla mancanza di una “tenuta giuridica”, ricordando il ruolo di conciliazione che i Corecom potrebbero svolgere, così come avviene per le controversie tra utenti e Tlc, anche nelle “diatribe” tra cittadini, provider e social network.

FONTE: Corriere delle Comunicazioni

Web reputation, la credibilità si genera in rete. Seminario Comunicatore Italiano alla Camera dei Deputati

La web reputation dal punto di vista legale, sociale ed etico. Seminario “Web reputation: la credibilità si genera in rete”, Camera dei Deputati, organizzato da Il Comunicatore Italiano, think tank blog indipendente sulla comunicazione. Indirizzo di saluto del Presidente Fini. Hanno partecipato tra gli altri Fabio Minoli, Maurizio Maresca, Renzo Lusetti. Incontro moderato da Gildo Campesato.

 
A Palazzo Montecitorio si è tenuto il Seminario “Web reputation: la credibilità si genera in rete”. Durante l’incontro è stato affrontato il tema della reputazione on-line sia da un punto di vista legale che da quello etico e sociale. L’iniziativa si è aperta con un saluto inviato da parte del Presidente della Camera Gianfranco Fini. Sono intervenuti Maurizio Maresca, Professore di Diritto Internazionale ed Europeo all’Università di Udine, Fabio Minoli, Presidente CoReCom (Comitato Regionale per le Comunicazioni) Lombardia. Intervento conclusivo di Renzo Lusetti, Segretario di Presidenza della Camera dei Deputati. Coordinatore Gildo Campesato, Direttore Corriere delle Comunicazioni.

Nel corso del Seminario è stato proiettato il video di illustrazione del Comunicatore Italiano, “Web reputation: Nascita, morte, resurrezione della Rete”. L’appuntamento è stato organizzato da Il Comunicatore Italiano.

Gianfranco Fini, Presidente della Camera: La vasta e rapida diffusione della comunicazione digitale presso i cittadini, principalmente legata ai social network, sta arricchendo le modalità di formazione e di espressione dell’opinione pubblica, che non passano più soltanto per i media tradizionali ma anche attraverso gli utenti del Web, i quali diventano autori, ideatori, propositori e opinion leader. Ne consegue che queste nuove forme di relazione, di contatto e di rapida circolazione delle idee offrono alle Istituzioni inedite e più dirette forme di comunicazione con i cittadini. La comunicazione sul web è insomma un nuovo e sempre più rilevante strumento di diffusione e di arricchimento della democrazia.

Gildo Campesato, direttore del Corriere delle Comunicazioni: Un tema di cui si discute molto all’estero, ma che soltanto ora comincia ad affacciarsi al dibattito in Italia, non soltanto fra gli addetti al settore delle comunicazioni o della web economy. L’importanza crescente del web come fonte di informazione dei cittadini, ma anche come strumento di mobilitazione politica e di formazione delle idee sta ponendo nuove sfide ai partiti e alle istituzioni, alle società, agli enti, alle persone.

Avv. Maurizio Maresca, Professore di Diritto Internazionale ed Europeo all’Università di Udine: L’attuale giurisprudenza non è uniforme e, pertanto, non riesce a segnare precedenti che fungano da “faro” per chi, nel mare di internet cerchi un approdo a tutela della sua web reputation. L’intervento normativo ulteriore che si auspica in questa sede, a fronte dell’analisi fin qui effettuata, sarebbe in una direzione di conferimento di poteri alle Autorità indipendenti (AGCOM e Garante della Privacy) circa la conoscibilità delle controversie in materia di lesioni della web reputation, in applicazione della normativa vigente.

Fabio Minoli, Presidente Corecom: In Italia abbiamo, mediamente, 27 milioni di utenti unici per mese sul web e vi sono 2 milioni di domini, con una crescita di 100.000 nuove pagine web al giorno e la tendenza a essere presenti in ogni secondo rispetto sia all’attività che a ciò che succede. In questo scenario, l’aspetto della reputazione e della credibilità diventa centrale. Sul web, qualsiasi azione di un individuo o di un’azienda può essere messa fortemente in discussione dall’ultimo venuto, quindi da reazioni estemporanee e immediate.

FONTE: Il Comunicatore Italiano

Web reputation, ecco la E-Guerra, una guerra cruenta di credibilità sul web

E’ ora di prendere coscienza che gli italiani sono in guerra e che la guerra è cruenta come i tradizionali conflitti e lascia sul terreno morti tutti i giorni. La E-Guerra in atto è condotta con armi di massa che minano la Credibilità degli Stati, i leader vengono spazzati via come è successo in Africa, le Aziende saltano colpite da bombe che esplodono sui mercati alterando i rapporti finanziari e azionari. Il punto su Il Comunicatore Italiano.

Tutto questo avviene “grazie” ad una gestione della webreputation che vede impegnati a libro paga di potenti speculatori ed organizzazioni politiche fisici matematici ed esperti di Comunicazione. L’Italia pur disponendo di ingredienti utili a contrastare e contrattaccare è fortemente arretrata nella Sua organizzazione e nella comprensione di cosa sta succedendo e soprattutto non esiste un “Sistema Italia della Comunicazione” al servizio delle Aziende e delle Istituzioni tale da tutelare e valorizzare tutto ciò che rappresenta la bandiera tricolore.

L’E-Guerra si combatte con performance di super calcolatori che rendono le informazioni credibili perché idonei ad identificare le fonti e a qualificare i dati eliminando le aree di grigio che invece alimentano la corsa alla vendita di un titolo azionario o di uno Stato. L’Italia sta dando l’idea di una “nazione smanettona” che colpita dagli attacchi si affida nelle risposte senza un’organizzazione consapevole e quasi affidandosi al caso o al minimo buon senso.

La Credibilità è il valore da difendere e da far crescere ma per riuscire occorre un sistema della Comunicazione d’Italia dove le Istituzioni, la Rai e anche le varie e forse troppe associazioni di rappresentanza di interessi devono radicalmente e velocemente cambiare cultura.

Il NYT tra i primi media al mondo sceglie come CEO un esperto di internet, i Partiti invece stanno per nominare anche in Rai secondo il criterio primordiale del “concorso di bellezza” ovvero senza precisare obiettivi/tempi/ responsabilità ad appena un mese da uno schiaffone elettorale.

La differenza è che in Italia esiste la “Commissione di Vigilanza sulla Rai” nome che fa ridere solo a leggerlo che si riunisce per nominare i consiglieri e audire i vertici. Risultato 27% di evasione del canone Rai magari anche tra gli stessi membri della Commissione di Vigilanza. Nel mentre gli italiani si sono dotati di 18 milioni di smartphone e 2 milioni di tablet con i quali si comunicano le verifiche sulle cose proposte dalla Politica e dall’Economia e si produce un sociale intangibile.

I Partiti, mentalmente tradizionali, sono ritornati in crisi di fiducia in ogni loro attività partendo dai contenuti per arrivare ai tesorieri. Nessuno escluso. I più impauriti di questo scenario, ampiamente anticipato da Eric Schmidt già CEO di Google, sono inchiodati all’alibi schedata come “Antipolitica”, categoria inesistente.

Ad onore del vero occorre dare atto che l’unica istituzione che ha preso consapevolezza di questa condizione è la Camera dei Deputati che il 27 giugno presenta “La Credibilità si genera in Rete“, seminario di Comunicazione pratica che affronta ” a norma vigente” la webreputation nel nuovo rapporto ” mobilità e partecipazione” dove la radio con la rete è protagonista in una reingegnerizzazione dei media che la Federazione Italiana degli Editori, presieduta da Giulio Anselmi ha indicato, con la fotografia della situazione dei media, come l’obiettivo strategico.

“Nascita, morte, resurrezione in Rete” videoillustrazione prodotta da Il Comunicatore Italiano punta a rendere concreta e chiara la webreputation quale ineludibile strumento di lavoro per le Istituzioni, i Cittadini, le attività sociali ed economiche.

FONTE: Il Comunicatore Italiano

Camera, 27 giugno: Seminario Web Reputation, la credibilità si genera in rete. Diretta sulla Web Tv di Montecitorio. Organizzato da Il Comunicatore Italiano

Camera: Web Reputation, la credibilità si genera in rete. Mercoledì 27 giugno, Seminario Camera dei Deputati, ore 10. Apre il saluto del Presidente Gianfranco Fini. L’appuntamento, organizzato da Il Comunicatore Italiano, sarà trasmesso in diretta sulla Web Tv di Montecitorio.

Mercoledì 27 giugno, alle ore 10, presso la Sala Aldo Moro di Palazzo Montecitorio si terrà il Seminario “Web reputation: la credibilità si genera in rete”. Aprirà l’iniziativa un indirizzo di saluto del Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini. Interverranno Antonio Preziosi, Direttore Radio 1, Maurizio Maresca, Professore di Diritto Internazionale ed Europeo all’Università di Udine, Fabio Minoli, Presidente CoReCom (Comitato Regionale per le Comunicazioni) Lombardia, Giulio Anselmi, Presidente Fieg. L’intervento conclusivo sarà di Renzo Lusetti, Segretario di Presidenza della Camera dei deputati. Coordinatore Gildo Campesato, Direttore Corriere delle Comunicazioni. Nel corso del Seminario sarà proiettato il video di illustrazione del Comunicatore Italiano, “Web reputation: Nascita, morte, resurrezione della Rete”. L’appuntamento, organizzato da Il Comunicatore Italiano, sarà trasmesso in diretta sulla Web Tv di Montecitorio (http://webtv.camera.it).


FONTE:
Agenparl

Web reputation, ecco il Referto Parma. Analisi del voto di Parma sul blog ilcomunicatoreitaliano.it

Pizzarotti contro Bernazzoli. La vittoria di Pizzarotti e l’importanza della Web reputation. Referto Parma, analisi del voto di Parma sul blog ilcomunicatoreitaliano.it

Il candidato M5S Pizzarotti genera più contenuti web del candidato “dei partiti” Bernazzoli (8.593 VS 7.007). L’impennata di contenuti web tra il primo turno e il ballottaggio è rilevante.
Pizzarotti ottiene maggiori contenuti in ambito 2.0; Bernazzoli ottiene maggiori contenuti 1.0.
Confermato il trend su Twitter, Pizzarotti è più citato di Bernazzoli, con impennata a seguito dei risultati della prima tornata elettorale (con la “sorpresa” del passaggio di Pizzarotti al ballottaggio, vista come primo successo del M5S su scala nazionale).
Importante notare i numeri del canale Twitter: Pizzarotti ha scritto 132 tweet e ha 996 followers; Bernazzoli ha scritto 2.067 tweet e ha 427 followers. In altre parole Pizzarotti scrive meno ma viene maggiormente seguito.
Confermato il trend anche su Facebook, Pizzarotti ottiene quasi il doppio dei “Mi piace” rispetto a Bernazzoli. Importante il dato PTA (People Talking About), che indica l’interazione della pagina con gli utenti: la pagina di Pizzarotti ottiene un PTA doppio rispetto a quello di Bernazzoli e molto elevato in termini assoluti.

FONTE: Il Comunicatore Italiano

Web reputation: la nostra reputazione sul web. Il Comunicatore Italiano ad Unomattina.

La web reputation è la reputazione che ognuno di noi ha, traslata sul web. Ma come viene realmente veicolata la nostra immagine via internet? Il Comunicatore Italiano a Uno Mattina, condotto da Franco Di Mare. Pier Domenico Garrone, esperto di comunicazione, Alessandro Giovannini, esperto di web reputation e Gian Guido Folloni, presidente Isiamed.

Franco Di Mare: La comunicazione viaggia sempre più su internet, il pubblico è diventato mobile ed anche in Italia sta arrivando il citizen journalism, il giornalismo fatto da ogni cittadino in possesso di uno strumento di riproduzione di immagini digitali. L’interattività con i nuovi media è la formidabile novità di oggi, dove le informazioni attraverso twitter viaggiano più veloci delle agenzie. I lettori dei giornali web sorpassano quelli dei giornali cartacei.

Quanto può essere importante una fotografia a costruire o a distruggere una reputazione sul web?

Quali sono i problemi di tipo etico che derivano dall’accessibilità alle fonti web?

Come si fa a controllare che le notizie sul web siano reali, verificate e certificate?

A queste domande risponde Il Comunicatore Italiano.

Pier Domenico Garrone: Oggi l’immediatezza dell’informazione, come la trasparenza, hanno modificato sia la percezione della collettività, coinvolta più direttamente nelle creazione di valore di un fatto o di un’azione, sia il mestiere dei professionisti della comunicazione, orientato maggiormente alla verifica delle fonti. Il mondo degli operatori della comunicazione è in continua evoluzione. In questo contesto si inserisce Il Comunicatore Italiano, che si propone di far conoscere la web reputation, uno strumento che può attaccare la reputazione, ma anche valorizzare un linguaggio comune.

L’utente è sempre più coinvolto nel processo di creazione dei contenuti, una volta erano le redazioni a scrivere le prime pagine, oggi siamo noi pubblico ad interagire, anche grazie a twitter, che molte volte anticipa le uscite delle agenzie di stampa.

In conclusione il comunicatore è chi comunicazione fa ed il suo ruolo deve essere chiaramente definito.

Alessandro Giovannini: Gli utenti del web sono moltissimi e non si limitano a consultare il web, ma interagiscono con esso, quindi sono produttori di contenuti e diventano potenziali fonti informative. Una copertura capillare richiede degli strumenti tecnologici adeguati per analizzare migliaia di contenuti prodotti quotidianamente, ma anche un’azione umana qualitativa per “interpretare” un universo che si presenta in maniera decisamente eterogenea. L’analisi della fonte è fondamentale, come la verifica. Ed è fondamentale saper interagire con l’utente per verificare l’effettiva veridicità di quanto afferma.

Il passaggio dei giornali dalla versione cartacea a quella online è in atto ed è un passaggio epocale, che sta interessando anche l’Italia. Sarà fondamentale capire con quali strumenti interpretare il passaggio e quali saranno gli strumenti che consentiranno alle istituzioni, alle imprese e ai media di interagire con la nuova massa di contenuti prodotti dagli utenti della rete.

Gian Guido Folloni: Attraverso il web la reputazione può crescere grazie anche alla molteplicità di immagini e messaggi, ma il web può anche rovinare la reputazione.

In alcuni casi possono nascere problemi connessi all’etica professionale, chi si dedica professionalmente alla comunicazione deve essere capace oggi di usare questi strumenti, in modo da salvaguardare i diritti dei cittadini. L’uso della tecnologia, quindi, anziché essere positivo, può diventare devastante.

I giornali stanno cambiando ed il cambiamento è arrivato al punto di maturità: non cambia solo il mezzo, cambierà anche il modo di fare notizia, cambierà la professione giornalistica.

Quello che conta oggi è cogliere l’immediatezza del flusso di informazioni del web, interpretandolo eticamente ed occupandosi sempre di più di web reputation.

FONTE: Il Comunicatore Italiano

Che colore ha la web reputation? Il punto su Il Comunicatore Italiano

L’immagine di un’azienda e dei suoi prodotti è nelle parole e negli scambi degli utenti della rete, un nuovo auditel fatto di utenti in movimento e in mutamento che interagiscono fra di loro. Questa la web reputation per Il Comunicatore Italiano.

Che colore ha la reputazione? Noi del “Comunicatore italiano” abbiamo – con la web reputation – affrontato il tema di come la buona immagine di un’azienda, così come dei suoi prodotti, sia oggi nelle mani di quel mercato delle parole e degli scambi che si chiama Rete. E spostato l’attenzione su questo nuovo auditel fatto di gente, in movimento e mutamento, lontana dal caminetto televisivo di “Lascia o raddoppia” che aveva dominato per 60 anni la scena della misura del gradimento tv.

Scopriamo ora, in questi giorni difficili, che è rosso il colore della reputazione. Perché la reputazione ferita, la vergogna sociale e il sentimento di abbandono e di protesta che un numero crescente di piccoli imprenditori, commercianti e artigiani, prossimi a fallire, non sembra riuscire ad affrontare e superare ha lo stesso colore rosso dei conti. Per difendere la loro reputazione, di fronte alla famiglia, alla comunità e al mondo che avevano sfidato con il coraggio e l’innovazione, ma soprattutto per testimoniare con una protesta silenziosa il fallimento di una ricchezza che non riescono più a distribuire, un numero crescente di imprenditori, artigiani e commercianti, si è tolta la vita, in questi ultimi giorni in Italia. Prima del disonore della rete veniva e viene, per loro, il disonore di una vita quotidiana che hanno cercato di cambiare assieme al loro destino. All’origine del loro gesto – che Emile Durkheim avrebbe definito egoistico – anche la stretta alla gola del fisco, in moltissimi casi. In questa Italia dai servizi pubblici così raramente efficienti, e così distanti, nel costo e nella prestazione, da Regione a Regione, in questa stessa Italia il cui welfare pesa sulle spalle degli onesti che pagano le tasse, la sfera pubblica può permettersi di non pagare i propri debiti ma di essere inflessibile nei confronti di coloro che hanno scelto la strada della trasparenza e dell’onestà.

Ed è un esito particolarmente curioso, oltre che naturalmente tragico, quello di un’Italia che sembrerebbe aver girato da tempo la boa delle filosofie politiche autoritarie (quando non totalitarie), ma nonostante questo ancora coltiva questa vistosa asimmetria tra cittadini e Stato. Per arrivare al punto: la sfera pubblica può permettersi in Italia di non pagare i cittadini creditori, ma è capace di stringerli in un angolo quasi con un coltello alla gola non appena non siano in grado di pagare i loro debiti con il fisco.

Una nazione che nonostante tutto ancora non coltiva il culto religioso, prima che liberale, della reciprocità e che continua a trattare il cittadino e l’individuo come un suddito, a considerare lo Stato come depositario dell’etica e della virtù: questa nazione non si è ancora liberata dell’idea di un monopolio etico dello Stato che fascismo e comunismo hanno imposto alle nostre coscienze. La nostra nave naviga quindi ancora nelle acque più scure del ventesimo secolo.

Una buona comunicazione pubblica non può non preoccuparsi di tutto questo. Deve guardare alla coesione sociale come a un bene comune, tanto più prezioso quanto più difficile si fa questo percorso italiano. Da qui, anche a costo di arretrare a quell’idea ammaestrante che volentieri si attribuiva ai media nel secolo scorso, l’idea che il Comunicatore Italiano intende ora proporre, per non chiudere la porta alla speranza: di salutare con particolare favore e fervore quella comunicazione votata a segnalare e valorizzare i buoni esempi virtuosi di un’imprenditoria italiana, di un’Italia che ce la fa. Che il “Corriere ” di Di Vico ad esempio non si stanca di raccontare in questi giorni difficili (assieme ad una costante opera di pedagogia del presente e del futuro tesa a farci uscire dalla morsa di un’archeologia delle relazioni industriali e della rappresentazione del lavoro ancora ferma a proletari e capitalisti). E che noi riproponiamo raccogliendo anche l’esperienza di Winning Italy, la medicina per un’autostima nazionale di fronte alla crisi, che il Ministero degli Esteri ha proposto a partire dal 2010.

E però non possiamo tacere del corteo delle vedove, ognuna con una bandiera bianca (perché l’appartenenza non sia di alcuno), le vedove degli imprenditori morti suicidi (70 dall’inizio del 2012) che, questo venerdì 4 maggio, hanno deciso di manifestare il loro dolore a Bologna. A guidarle Tiziana Marrone, la vedova di Giuseppe Campaniello, il piccolo imprenditore edile di Ozzano Emilia che lo scorso 28 marzo si è dato fuoco davanti all’ingresso dell’Agenzia delle Entrate. Non siamo soli, a ricordarlo. Con noi Radio 24 e parte dell’associazionismo di imprenditori e artigiani (CNA in particolare, con una coraggiosa campagna di comunicazione) e tanta opinione pubblica della rete e nella rete. Tra i sacrifici che abbiamo scelto di fare, perché l’Italia rinasca, non c’é posto per quello della vita.

FONTE: Il Comunicatore Italiano

Web reputation, APPTV e social network: Pier Domenico Garrone, fondatore de Il Comunicatore Italiano a Il ComuniCattivo di Igor Righetti

La web reputation subentra allo share, l’APPTV ai vecchi format televisivi, i social network ai vecchi media. La nuova Comunicazione è tecnologia. Su Rai Radio 1, diretta da Antonio Preziosi, Il ComuniCattivo, ideato e condotto da Igor Righetti, intervista Pier Domenico Garrone, esperto di Comunicazione e co-fondatore del think tank blog Il Comunicatore Italiano.

Egemonia del modello comunicativo della televisione e accelerazione delle tecnologie elettroniche quanto determinano l’attuale immagine del giornalismo italiano?

La televisione ha perso l’egemonia del modello comunicativo e si stima che entro 5 anni lo share sarà abbandonato per passare alla web reputation che qualificherà l’ascolto misurando i programmi per la loro credibilità e reputazione. Si inizia, già oggi, a parlare di APPTV. Le APPTV prenderanno il posto dei vecchi format anche per gli attuali telegiornali. Meglio stanno andando i radiogiornali piu aderenti alla mobilità e sincronia con la realtà, così come avviene per la Rete.

Tutto questo rilancerà la creatività italiana e l’industria dell’intrattenimento e dell’informazione. L’APPTV è un programma mediatico dove Persona e Contenuto si rappresentano e incontrano il Pubblico che sarà sempre più interessato ed informato. Chi segue l’APPTV segue oltre la “messa in onda” e lo usa come un servizio anche per il proprio piacere.

Oggi sono i giornalisti ad inseguire la domanda di Comunicazione. Primo dato di attenzione è la carenza o non conoscenza della potenza tecnologica che rischia di limitare il risultato dell’informazione. Oggi abbiamo una ricerca ed un confronto dell’ informazione. Oggi RAI5 trasmette il Letterman Show, la CBS non trasmette nè Ballarò, nè Santoro nè Porta a Porta. L’informazione italiana non è ancora esportabile.

I politici italiani sono arrivati con un certo ritardo all’uso del web ma ora la loro presenza è massiccia. Quanto è importante l’uso dei social network nel determinare i processi politici?

La Rete è la novità e la salvaguardia della democrazia perché produce un’opinione diffusa e mantiene in memoria le promesse. I Politici, professione difficile e non per Tutte le tasche, non possono sottrarsi al pubblico della Rete, maggiore di numero di quello della televisione e più abituato alla verifica delle notizie. I Politici, dai consiglieri comunali ai Parlamentari, si stanno avventurando con diffidenza ed incoscienza e con la Rete possono avere solo vantaggi in termini di idee, trasparenza e concreta visione dell’Italia. La Rete più la Radio sono il cocktail vincente della Comunicazione, più della solitaria televisione attuale. Oltre ai Politici però occorre occuparsi dei potenti burocratici che sono i responsabili della gestione dei ministeri, degli assessorati, degli uffici urbanistica, degli ospedali…

Qualcuno sostiene che la comunicazione sta prendendo il posto della politica che troppo spesso misura l’efficienza delle proprie azioni sulla base dei passaggi televisivi e non sulla qualità delle scelte producendo così una catena perversa di competizioni mediatiche. E’ proprio così?

Noi Comunicatori meriteremmo, come categoria professionale, una severa condanna per aver usato e spiegato ai Politici la parola visibilità. I Politici di questa Repubblica, definita seconda e non si sa perché, hanno confuso il proprio mandato parlamentare con l’emissione di comunicati stampa e comparsate in trasmissioni e quotidiani mentre i Cittadini e le Imprese in competizione chiedevano fatti, semplificazione burocratica e servizi innovativi. Tornando con la imminente riforma elettorale che rigenera il rapporto tra l’eletto e il suo territorio, sarà prioritario l’estratto conto dei fatti prodotti più che dei comunicati. Non si inaugura più la posa della prima pietra ma che la strada o la fabbrica costruita funzioni e produca valore per le Persone, per l’Ambiente, per l’economia. I Politici normalmente intelligente si affideranno semplicemente a Comunicatori professionisti e ricordiamolo sempre..”Comunicatore è chi Comunicazione fa!”

“Il ComuniCattivo – Perché l’ignoranza fa più male della cattiveria”, pluripremiato anche a livello internazionale, è il primo programma crossmediale italiano sui linguaggi della comunicazione e dell’informazione in onda dal lunedì al venerdì alle 17.20 su Radio 1 Rai da dieci anni. A tutt’oggi sono 34 gli studenti universitari che hanno fatto tesi di laurea sul programma, sul suo linguaggio e sul suo modo di fare infotainment (informazione e intrattenimento). E’ ideato e condotto da Igor Righetti, giornalista professionista, autore e conduttore radiotelevisivo e docente di Comunicazione d’impresa e Linguaggi radiotelevisivi alle Università Tor Vergata, Luiss “Guido Carli” di Roma e alla Scuola superiore della Pubblica amministrazione della Presidenza del Consiglio dei ministri.

FONTE: Il Comunicatore Italiano

La web reputation di un’azienda sui nuovi media: il must è il “trust”. Antonio Bettanini per il blog Il Comunicatore Italiano

Tecnologie web e social network non solo favoriscono l’interazione, ma consentono agli utenti di assumere un ruolo attivo nei processi di comunicazione e di costruzione della conoscenza, diventando un potenziale punto di riferimento per altri utenti. Seconda parte dell’intervento di Antonio Bettanini, esperto di Comunicazione Istituzionale e co-fondatore del blog indipendente Il Comunicatore Italiano.

La libera interpretazione. Il tratto visionario e religioso di questa rivoluzione che si ispira alla Riforma e a Lutero (semplificando, l’analogia è con la rinuncia alla mediazione interpretativa dei testi. Dunque la rinuncia ad ogni Ordine dell’interpretazione: pubblicitari, politici professionali, giornalisti) nasce con le tecnologie web che non solo favoriscono l’interazione, ma consentono ora ai navigatori di assumere un ruolo attivo nei processi di comunicazione e di costruzione della conoscenza. Ognuno “può dire la sua” su qualsivoglia argomento, avendo anche la possibilità di diventare un concreto punto di riferimento per gli altri utenti. E guardando al fenomeno dalla prospettiva della comunicazione di impresa ora l’utente/consumatore ha tra le mani il potere di giudicare sull’efficienza di un’azienda e spiegare le sue ragioni ad una quantità indefinita di individui, che a loro volta si formeranno una personale immagine mentale sull’azienda in questione. Un’ opportunità. Ma anche un rischio.

Quanto vale il trust. L’opportunità è ad esempio di chi “nel mondo reale potrebbe essere una nullità, ma online è un Re”, perché le sue attività nella rete, il tono e la qualità dei contenuti che produce, il ruolo che assume nelle discussioni e nei commenti, hanno accresciuto il suo “trust”. E’ diventato quello che nel marketing si definisce: influencer, evangelist, trend setter. E c’è chi ha misurato questa influenza nel “passa-parola” (si parla di Klout Score), al punto di finanziarlo. Accade quindi che la reputazione sia un “abilitatore” al denaro tanto che c’è chi afferma che nella rete: “la tua reputazione diventa più importante del tuo conto in banca“.
E il valore della “reputazione” produce effetti diversi e misurabili per le aziende che investono in questa rivoluzione del mercato. I clienti comprano di più, la forza contrattuale verso fornitori o partner aumenta. Ancora: si realizza una maggiore facilità di accesso a mercati esteri e, se quotata, l’azienda capace di una buona strategia di comunicazione della reputazione, registrerà una minor volatilità del titolo e prestazioni migliori. Senza dimenticare poi che la reputazione si misura ogni giorno nella capacità di mantenere la “faccia” davanti a una crisi. La “resilience” (capacità di resistenza agli urti) delle grandi aziende è particolarmente messa alla prova e rappresenta il lato combattente della web reputation.

Continua…

FONTE: Il Comunicatore Italiano