Ifil/Exor, Michele Briamonte, illegittimità costituzionale del processo

Non è possibile essere giudicati due volte per il medesimo reato. Sulla base di questo principio cardine dei diritto, Michele Briamonte e gli avvocati difensori hanno chiesto che il nuovo processo ex Ifil-Exor non si svolga. Briamonte: “Eccepiamo l’illegittimità costituzionale del processo”, la sanzione comminata a suo tempo da Consob ” è di natura afflittiva; oltre a 3 milioni di euro, l’ente ha ordinato per gli imputati la sospensione dalla capacità di rivestire ruoli in società quotate”.

Michele Briamonte

Ne bis in idem, non è possibile essere giudicati due volte per il medesimo reato. E’ rifacendosi a questo principio cardine dei diritto – riconosciuto anche dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo –
che Cesare Zaccone e Michele Briamonte, difensori di Franzo Grande Stevens, unitamente a Franco Coppi e Marco Ferrero che difendono Gianluigi Gabetti e a Guglielmo Giordanengo che rappresenta Exor e l’accomandita Giovanni Agnelli, hanno chiesto che il nuovo processo ex Ifil-Exor non si svolga.

“Esiste un nuovo atto, datato 24 gennaio 2013, con cui la Corte europea dei diritti dell’uomo dichiara ricevibile il ricorso presentato da Franzo Grande Stevens sulla pretesa violazione” dell’articolo che prevede la non processabilità per lo stesso fatto nei confronti di chi è già stato giudicato, ha infatti puntualizzato Briamonte durante l’udienza di questa mattina.

“Eccepiamo l’illegittimità costituzionale del processo” ha proseguito ancora Briamonte, ricordando che la sanzione comminata a suo tempo da Consob ” è di natura afflittiva; oltre a 3 milioni di euro, l’ente ha ordinato per gli imputati la sospensione dalla capacità di rivestire ruoli in società quotate”.

FONTE: Milano Finanza

Giornata Mondiale della Spirometria: AIPO e SIMeR insieme contro le patologie respiratorie

Roma celebra la Giornata Mondiale della Spirometria, AIPO e SIMeR insieme contro le patologie respiratorie. Un fenomeno che, solo in Italia, rappresenta la terza causa di morte. Questo è quanto emerso nel corso del Summit tenutosi a Palazzo Marini. Obiettivo dell’incontro: sensibilizzare la popolazione in merito all’importanza della prevenzione.

Roma, 27 giugno 2012 – Si è svolto oggi il convegno nazionale organizzato – in occasione della Giornata Mondiale della Spirometria – da AIPO, Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri e da SIMeR, Società Italiana di Medicina Respiratoria con l’obiettivo di fornire informazioni utili sull’importanza della diagnosi pneumologica mediante esame spirometrico.

Sulla base di quanto emerso, i disturbi più frequenti del sistema respiratorio vengono erroneamente sottovalutati dalle persone che ne soffrono. Dietro sintomi quali tosse cronica, catarro, difficoltà respiratoria e frequenti bronchiti, infatti, si possono celare malattie che, se non diagnosticate e curate in tempo, possono provocare conseguenze rischiose per la salute dell’individuo.

Le malattie dell’apparato respiratorio, infatti, rappresentano la terza causa di morte in Italia. Dato allarmante che conferma l’elevato tasso d’incidenza di questa emergenza sanitaria: le stime presentate quest’oggi mostrano come circa 35 mila persone ogni anno perdano la vita a causa di problemi a carico dell’apparato respiratorio, ben il 6,5% di tutti i decessi registrati nel nostro Paese.

Tra i disturbi respiratori più diffusi, l’asma colpisce circa 5 milioni di italiani e si conferma quale malattia cronica più diffusa nell’infanzia. Sono circa 2,5 milioni i cittadini che soffrono di BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva), quarta causa di morte in Italia, un fenomeno che, a livello globale, risulta ancora più grave, collocando le malattie respiratorie al secondo posto nel mondo tra le cause di decesso.

Concorrono ad aggravare ulteriormente questo preoccupante scenario le previsioni degli specialisti, secondo i quali la prevalenza di tali patologie è destinata ad aumentare a causa di vari fattori, tra cui i poco corretti stili di vita ed alcune abitudini nocive, soprattutto la cattiva alimentazione e il fumo di sigaretta, le gravi conseguenze che derivano da una diagnosi tardiva e il costante processo d’invecchiamento della popolazione italiana.

Le abitudini sbagliate determinano un pericoloso incremento nel rischio di contrarre malattie respiratorie, come dimostrano alcune evidenze: in Italia sono circa 12 milioni i fumatori (6,5 milioni di uomini e 5,3 milioni di donne), pari a circa il 23% dell’intera popolazione, e 22 milioni di persone conducono uno stile di vita eccessivamente sedentario (38,3% del totale). Per quanto riguarda il tabagismo, in particolare, i numeri risultano drammatici: è il fumo a provocare il 90% dei decessi per BPCO, il 90% dei decessi per cancro polmonare negli uomini e quasi l’80% nelle donne.

E’ con l’obiettivo di contribuire ad una sempre maggiore diffusione dell’informazione su un tema, quello delle malattie respiratorie, troppo spesso sottovalutato, che AIPO e SIMeR hanno promosso il “Mese della Spirometria”, offrendo ai cittadini la possibilità di sottoporsi ad esami spirometrici gratuiti presso numerosi Centri specializzati della Penisola per un riscontro specifico sulla salute dei propri polmoni.

L’iniziativa si è conclusa proprio oggi con la presentazione della Roadmap Respiratoria Europea. Questo strumento di aggregazione e confronto delle differenti esperienze in ambito respiratorio a livello continentale si propone di descrivere quali sono, ma soprattutto quali saranno, le sfide per i medici sui cambiamenti nella pratica clinica, nel coinvolgimento dei pazienti e nella costruzione di nuovi modelli per la sanità e la prevenzione respiratoria.

“La probabilità di essere colpiti da patologie polmonari è correlata a numerosi aspetti tra i quali età, abitudine al fumo, condizioni ambientali, esposizione lavorativa a polveri, sostanze chimiche, gas e vicinanza dell’abitazione a fonti di inquinamento atmosferico”, conclude il Prof. Giuseppe Di Maria, Presidente della SIMeR. “Di fronte a patologie di natura multifattoriale, appare quindi ancora più significativa l’adozione di uno strumento come la Roadmap Respiratoria Europea, sistema in grado di favorire lo scambio di proposte e soluzioni utili a fronteggiare questo dilagante fenomeno, mediante il costante confronto tra gli specialisti europei in ambito respiratorio”.

Un impegno, quello assunto dalle società pneumologiche, che testimonia il costante contributo della comunità scientifica nel fronteggiare le grandi emergenze sanitarie che minacciano la salute della popolazione.

“Gli esami respiratori messi a disposizione gratuitamente nel corso del Mese della Spirometria, hanno evidenziato un dato allarmante: nella maggior parte dei casi, una malattia delle vie aeree viene diagnosticata, in media, soltanto nella sesta decade della vita di un individuo, dopo i 50 anni, quando la funzione respiratoria della persona è già significativamente compromessa”, spiega il Dott. Andrea Rossi, Presidente dell’AIPO. “Una diagnosi corretta e tempestiva si può ottenere mediante l’esecuzione di una spirometria. E’ fondamentale che le persone affette da disturbi respiratori si rivolgano al proprio medico di fiducia. Questi segnalerà in maniera puntuale l’eventuale presenza di un problema respiratorio ad uno specialista pneumologo, così da concordare un efficace percorso terapeutico, prima che la situazione clinica si comprometta in modo definitivo.”

Un incontro dunque, quello svoltosi quest’oggi, che conferma, ancora una volta, quanto l’impegno di tutti gli specialisti coinvolti nella prevenzione, diagnosi e cura delle malattie respiratorie abbia bisogno del sostegno dell’informazione per raggiungere l’opinione pubblica e far sì che queste malattie vengano affrontate in modo efficace.

Per ulteriori informazioni contattare:
Burson-Marsteller
Piergiorgio Gambardella
Cell. +39 345 1191909
piergiorgio.gambardella@bm.com

FONTE: AIPO | SIMeR

Infracom Italia presenta il Progetto STeP: la tecnologia al servizio della Sanità

Connettività per la salute, il teleconsulto strutturato interospedaliero come strumento indispensabile per diffondere il sapere. Il progetto STeP di Infracom Italia come soluzione d’avanguardia nella medicina.

 

Infracom conferma il suo impegno nel settore sanitario e presenta a Med.it la sua offerta tecnologica nell’ambito della sanità pubblica con il servizio di televideoconsulto nelle sue diverse articolazioni: teleconsulto neurochirurgico, teleconsulto per ictus cerebri, teleconsulto per infarto miocardico e, in fase di avvio, il teleconsulto istopatologico.

Il teleconsulto strutturato interospedaliero è uno strumento in mano ai medici che consente di trasmettere referti o analisi in digitale, agli specialisti di consultarli e trarne le diagnosi in tempi più rapidi senza spostarsi né far spostare i pazienti o attendere il trasporto della documentazione cartacea.


Già attivo dal 2006, prima con un progetto pilota, ora come servizio d’avanguardia tecnologica, il progetto Step è già una realtà e mette in collegamento diretto, grazie alla piena condivisione dei sistemi informativi diagnostici, le quattro ULSS del territorio vicentino (Vicenza, Bassano del Grappa, Thiene e Arzignano).

Tale progetto garantisce la massima sicurezza fisica e logica di tutti i dati forniti. Tutti i medici e gli specialisti che usufruiscono del servizio sono certificati e autenticati sulla piattaforma Infracom, e dotati di firma digitale necessaria per l’accesso, mentre i dati sono conservati tramite procedura di archiviazione legale sostitutiva corrispondente alla normativa di riferimento in uso.
Il progetto è basato sull’infrastruttura Infracom di Verona, ovvero sul data center di classe Enterprise di oltre 700mq con certificazione ISO 27001.

Oggi,il 19 aprile, Infracom Italia SpA sarà presente su questo tema al Med.it 2012 di Vicenza, per il convegno dal titolo “Il teleconsulto strutturato interospedaliero: stato dell’arte e innovazione”, coordinato dal Dr. Giampaolo Stopazzolo, Direttore Area Vasta tecnologie informative sanitarie, Ulss 6 Vicenza.

Fonte: Infracom Italia Spa

Ethicon Endo Surgery chiarisce la tempistica del Richiamo Volontario di Suturatrici Meccaniche

Ethicon Endo Surgery, il Richiamo Volontario prescinde dall’evento dell’Ospedale di Versilia

 

 

Ethicon Endo Surgery ha comunicato in data 16 marzo 2012 a tutte le Autorità competenti a livello mondiale, incluse le Autorità Sanitarie Italiane, un richiamo volontario di specifici lotti di SUTURATRICI endoscopiche linear cutter (stelo dritto, 280 mm, 340 mm e 440 mm di lunghezza) codici SC60, EC60 e Long60.

Il 20 marzo 2012, come da prassi, la stessa comunicazione è stata pubblicata sul sito del Ministero della Salute nella sezione Avvisi di Sicurezza.

Al momento dell’inizio del richiamo Ethicon Endo-Surgery non aveva ricevuto alcun reclamo da parte di clienti e nessuna segnalazione di eventi avversi in pazienti collegati ai lotti richiamati.

Pertanto la Società ha avviato il richiamo cautelativo e volontario senza essere a conoscenza e senza alcun collegamento con l’evento dell’Ospedale di Versilia.

Inoltre l’aspetto tecnico alla base del richiamo degli specifici lotti di suturatrici non si è verificato in occasione dell’evento dell’Ospedale di Versilia.

Per concludere, non c’è alcun collegamento fra il richiamo e l’evento all’Ospedale di Versilia.

Stiamo lavorando a stretto contatto con le Autorità competenti e collaboriamo all’inchiesta.

La sicurezza del paziente è un valore fondamentale per Ethicon Endo-Surgery e il nostro compito è quello di realizzare prodotti di qualità che migliorino le vite dei pazienti in tutto il mondo. Le suturatrici linear cutter di EES sono state usate sinora in maniera sicura ed efficace in milioni di operazioni chirurgiche.

Per maggiori informazioni si prega di contattare:
Anna Citarrella
Tel. +390699194339
Mob. +393356905950

FONTE: Ethicon Endo-Surgery

BPCO, Medici di Medicina Generale e Pneumologi insieme per la prima volta. Obiettivo: Fronteggiare un’emergenza sanitaria che in Italia rappresenta la quarta causa di morte e colpisce oltre 2,5 Milioni di Persone

La patologia respiratoria più diffusa al mondo al centro dei lavori del Forum Nazionale che si svolge oggi e domani a Roma. Istituzioni e Società scientifiche illustreranno il progetto finalizzato a favorire l’adozione a livello regionale del documento per la “Gestione clinica integrata della BPCO

Roma, 14 marzo 2012 – Tosse, catarro e difficoltà respiratorie, diurne e notturne, sono sintomi frequenti ma spesso sottovalutati perché ritenuti, in maniera erronea, una “normale” conseguenza del fumo di tabacco, dell’invecchiamento o delle basse temperature. Si tratta in realtà di segnali legati alla possibile presenza di una delle patologie più subdole e diffuse a livello mondiale: la BPCO, broncopneumopatia cronica ostruttiva.


Anche con le ricerche epidemiologiche meno penetranti, in Italia risultano non meno di 2,5 milioni di persone affette da questo disturbo che, per dimensioni, rappresenta la quarta causa di morte del nostro Paese, a conferma di un fenomeno globale che colloca le disfunzioni respiratorie al secondo posto come causa di morte.
Una patologia subdola che sta assumendo sempre di più gli aspetti di una vera e propria epidemia, come suggeriscono numerosi studi che ne disegnano anche un potenziale ulteriore incremento, a causa di fattori sociali quali l’innalzamento dell’età media e l’aumento del numero di fumatori: sulla base delle più recenti stime, infatti, senza l’elaborazione di una pronta strategia d’intervento in grado di coordinare l’operato di tutti gli attori coinvolti ogni giorno nella gestione di questa patologia, sarà sempre più difficile arginarla.

Con l’obiettivo di delineare e diffondere una modalità assistenziale innovativa per il trattamento della BPCO, basata sulla collaborazione e sull’interazione tra le figure professionali impegnate nella cura dei pazienti, le principali società scientifiche attive nell’area delle patologie respiratorie, si presentano unite a Roma, il 14 e il 15 marzo, nel corso del Forum Nazionale dedicato a “La Gestione Clinica Integrata della BPCO”. Nel corso di questa iniziativa i rappresentanti di AIPO, Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri e SIMeR, Società Italiana di Medicina Respiratoria – associati nella UIP (Unione Italiana per la Pneumologia) – e AIMAR, Associazione Scientifica Interdisciplinare per lo Studio delle Malattie Respiratorie, in collaborazione con la SIMG (Società Italiana di Medicina Generale), illustrano ai propri delegati regionali il primo documento ufficiale che favorisce una tempestiva presa in carico del paziente e definisce un adeguato percorso diagnostico-terapeutico.

L’iniziativa è stata realizzata con l’endorsement del Ministero della Salute e dell’Age.Na.S. (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) e costituisce la fase iniziale di un vasto progetto che intende diffondere in modo capillare su tutto il territorio nazionale un valido modello per affrontare la BPCO, facilitando l’adozione delle procedure tracciate nel documento da parte dei medici di medicina generale e degli specialisti delle patologie respiratorie.

“Le ultime ricerche condotte nel campo delle patologie respiratorie hanno evidenziato dati epidemiologici molto allarmanti, che disegnano uno scenario davvero preoccupante per quanto riguarda la diffusione e le conseguenze della BPCO in Italia”, dichiara il Prof. Bruno Rusticali, Coordinatore Scientifico delle Linee Guida dell’Age.Na.S. “Un quadro generale caratterizzato non solo da numeri non del tutto chiari, in considerazione dei numerosi casi “sommersi”, non individuati per la insufficiente diffusione e utilizzazione di corrette procedure di diagnosi, ma anche da aspetti sociali quali il costante invecchiamento della popolazione italiana che obbliga ad un elevato impegno da parte delle Istituzioni e delle Società Scientifiche nell’individuare soluzioni efficaci per risolvere questa grande emergenza sanitaria. L’iniziativa di oggi – conclude Rusticali – rappresenta in questo senso, tra l’altro, un esempio positivo e incoraggiante in termini di volontà di collaborazione tra medici di medicina generale e specialisti, a livello nazionale e locale”.

La rapida diffusione di quest’epidemia comporta inoltre dannose ricadute economiche per il Servizio Sanitario Nazionale che possono essere tenute sotto controllo solo tramite la definizione di un percorso diagnostico-terapeutico integrato, un modello assistenziale in grado di partire dalla diagnosi effettuata dal medico di famiglia – primo passo fondamentale per individuare le reali condizioni del paziente – per poi giungere al coinvolgimento diretto degli pneumologi.

“Le caratteristiche della domanda ed un’analisi dell’attuale offerta e dei costi legati alla BPCO, evidenziano la necessità di disegnare percorsi che al proprio interno comprendano il contrasto ai fattori di rischio, la diagnosi precoce e un sistema di cure finalizzato a prevenire/ritardare le complicanze”, sostiene la Dott.ssa Paola Pisanti, Direzione Generale, Programmazione sanitaria, livelli di assistenza e principi etici di sistema del Ministero della Salute. “Partendo dall’analisi del problema sanitario e tramite la conoscenza del bisogno assistenziale, si dovrebbe arrivare a definire forme assistenziali alternative a quelle tradizionali di tipo ospedaliero, che portino da una parte ad un miglioramento della qualità della vita e dall’altra ad una riduzione dei costi sanitari. Diventa quindi fondamentale l’integrazione tra ospedale e servizi territoriali con l’obiettivo di migliorare i servizi offerti e di inserire il paziente in un percorso di continuità assistenziale”.

“Per garantire un miglioramento della qualità di vita alle persone che soffrono di BPCO, è necessario diffondere nel modo più efficace possibile una cultura della diagnosi preventiva, ad oggi non ancora consolidata, soprattutto presso l’opinione pubblica”, afferma il Dott. Claudio F. Donner, Presidente dell’AIMAR. “E’ fondamentale che le persone affette da disturbi quali tosse e dispnea da sforzo, in particolare se fumatori o ex fumatori, si rivolgano tempestivamente al proprio medico di fiducia il quale si farà carico degli accertamenti clinico-anamnestici e strumentali (spirometria) e indirizzerà il paziente a uno specialista in pneumologia qualora ritenga opportuna una conferma diagnostica o un supporto clinico-gestionale”.

“Il testo che oggi viene condiviso con i rappresentanti regionali delle principali società scientifiche italiane – spiega il Dott. Claudio Cricelli, Presidente della SIMG – prevede un forte coinvolgimento dei medici di medicina generale a livello territoriale, necessario per attuare un sistema terapeutico integrato e favorire una maggiore conoscenza del problema in tutte le aree del Paese”.

“Una delle principali problematiche legate alla patologia è il ritardo con cui viene diagnosticata, anche a causa di una valutazione superficiale dei sintomi che la caratterizzano”, sostiene il Dott. Andrea Rossi, Presidente dell’AIPO. “Sintomi che tendono ad aggravarsi nel tempo, proprio perché sottovalutati e non curati in maniera adeguata, comportando complicanze ancor più gravi per coloro che, per età avanzata o a abitudine al fumo, risultano più esposti”.

“La preoccupante crescita e diffusione della BPCO deve essere arginata in maniera urgente”, afferma il Prof. Giuseppe Di Maria, Presidente della SIMeR. “Si tratta di un fenomeno che non deve essere semplicemente controllato, bensì gestito facendo ricorso a tutte le risorse disponibili. Il documento presentato nel giugno scorso in Senato costituisce un esempio di come tutte le componenti scientifiche e istituzionali credano fermamente in un modello condiviso sulla gestione integrata della patologia. Ciò che intendiamo fare oggi è dare seguito al progetto, coinvolgendo in maniera concreta chi opera ogni giorno a stretto contatto con la popolazione”.

“La realizzazione del Forum Nazionale di Roma è motivo di grande soddisfazione per tutti coloro che sono impegnati da oltre due anni nello sviluppo di un progetto che non ha precedenti nel nostro Paese per quanto riguarda la BPCO – sostiene il Dott. Franco Falcone, Past President dell’AIPO – e che ci permette di dare avvio alla sua seconda e più importante fase. Per ottenere i risultati ambiziosi che le Società scientifiche si sono date e che sono contenuti nel documento “La Gestione Clinica Integrata della BPCO” si deve passare dal piano nazionale, documentale e progettuale, all’implementazione nei contesti regionali delle direttive di comportamento assistenziale individuate dal documento, rendendo concreto quanto già disegnato e pianificato in termini di operatività”.

Con il Forum Nazionale di Roma viene, dunque, aggiunto un ulteriore importante tassello al percorso tracciato nei mesi passati e avviato con la presentazione del progetto tenutasi presso il Senato della Repubblica nel giugno del 2011. Un percorso tramite il quale tutte le realtà coinvolte avranno la preziosa opportunità di confermare come l’Italia sia uno dei Paesi più attenti e sensibili alla definizione di modelli efficaci in ambito sanitario, basati sulle alleanze e sulla forza propulsiva che queste ultime sono in grado di produrre.

Fonte: La Gestione Clinica Integrata della BPCO

Leucemia Mieloide Cronica: un ulteriore passo avanti nel percorso verso la cura. Nilotinib disponibile in Italia come trattamento di prima linea

Nilotinib riceve l’approvazione in Italia come trattamento di prima linea per i pazienti affetti da Leucemia Mieloide Cronica Ph+.

Confermata la superiorità di nilotinib (Tasigna®) rispetto a imatinib (Glivec®) nel raggiungere risposte molecolari profonde e nel ridurre la progressione della malattia.

L’approvazione in Italia di nilotinib in prima linea segna un ulteriore traguardo nella strategia “Path to Cure” di Novartis, che punta verso la guarigione definitiva dalla Leucemia Mieloide Cronica.

A Napoli, oltre 300 esperti a confronto per fare il punto sulla Leucemia Mieloide Cronica e sulle nuove prospettive per i pazienti.

Napoli, 24 gennaio 2012 – Oltre 300 esperti a confronto a Napoli per fare il punto sulle novità nella gestione della Leucemia Mieloide Cronica (LMC), neoplasia ematologica che costituisce circa il 15% di tutti i casi di leucemia. E’ ora disponibile in Italia nilotinib (Tasigna®), farmaco sviluppato da Novartis, che ha ricevuto l’approvazione anche nel nostro Paese come trattamento di prima linea per i pazienti adulti affetti da Leucemia Mieloide Cronica Ph+ (pubblicazione su G.U. n. 272, 22 novembre 2011). L’approvazione si basa sui dati dello studio di Fase III ENESTnd in cui nilotinib ha dimostrato di superare imatinib nell’ottenere percentuali significativamente più elevate di risposta molecolare non solo maggiori ma anche complete e nel ridurre in modo significativo la progressione di malattia.

Dopo l’introduzione di imatinib nel 2001, la disponibilità in Italia di nilotinib in prima linea rappresenta un nuovo paradigma della terapia della Leucemia Mieloide Cronica (LMC). Questo traguardo segna un passo ulteriore nel percorso verso la cura definitiva della malattia e vede Novartis impegnata nella ricerca di nuove soluzioni terapeutiche e nella definizione di nuovi approcci per la gestione della LMC in collaborazione con ricercatori ed enti accademici.

Nilotinib è un potente e selettivo inibitore della proteina Bcr-Abl che causa la produzione di cellule tumorali nella Leucemia Mieloide Cronica Ph+. La profonda riduzione di Bcr-Abl, definita come risposta molecolare maggiore e completa, rappresenta oggi una tappa fondamentale per il controllo della malattia a lungo termine nei pazienti affetti da Leucemia Mieloide Cronica Ph+.

“Anche il follow up a 36 mesi ha confermato come il trattamento con nilotinib garantisca risposte molecolari complete che raggiungono il 30% a tre anni nei pazienti trattati con nilotinib 300 mg due volte al giorno rispetto al 15% che si ottiene con imatinib 400 mg al giorno. Questo target è quindi raddoppiato nei pazienti trattati con nilotinib e ciò è importante perché oggi sappiamo che questo è il presupposto per avere una sempre maggiore percentuale di pazienti che potranno prima o poi smettere la terapia e considerarsi definitivamente guariti” commenta Giuseppe Saglio, Professore ordinario di Medicina Interna ed Ematologia dell’Università di Torino, Ospedale Universitario S. Luigi Gonzaga di Orbassano.

“La Leucemia Mieloide Cronica è uno dei quattro tipi di leucemia più comune” afferma Michele Baccarani, Professore di Ematologia, Direttore dell’Istituto di Ematologia Lorenzo e Ariosto Seràgnoli, Università di Bologna“ l’incidenza della malattia è pari a circa 10-15 nuovi casi per milione per anno, per un totale in Italia di circa 600-900 nuovi casi l’anno. “Con l’introduzione delle nuove terapie la sopravvivenza a 10 anni è passata dal 20% all’80% e la fase cronica della malattia si è prolungata a scapito delle fasi accelerata e blastica incrementando sempre più l’aspettativa di vita dei pazienti affetti da questa malattia”

“Avere a disposizione delle terapie che riescono a ‘svezzare’ i pazienti dal trattamento senza provocare una ripresa della malattia è quindi molto importante non solo per i pazienti ma anche per il sistema sanitario” aggiunge Saglio ”Questo processo viene oggi accelerato con l’introduzione di nilotinib perché una percentuale maggiore di pazienti potrebbe raggiungere questo traguardo”.

Il progetto “Path to cure” di Novartis prevede sforzi per migliorare la comprensione della patologia, la standardizzazione del metodo di misura della risposta alla terapia e la definizione di nuovi approcci per la gestione complessiva della Leucemia Mieloide Cronica. In questo ambito rientrano attività uniche di collaborazione con enti accademici e scientifici a livello nazionale ed europeo, quali il progetto Labnet ed EUTOS .

“Sono entrambi progetti di successo in cui si è stabilita una importante collaborazione tra enti accademici e Azienda farmaceutica” conclude il Prof. Fabrizio Pane, Professore Ordinario di Ematologia – Direttore U.O. di Ematologia e Trapianti di Midollo Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli e Presidente della Società Italiana di Ematologia. ”Il progetto EUTOS, nato nel 2007, è un’ampia iniziativa europea frutto della collaborazione tra European LeukemiaNet e Novartis per la standardizzazione del trattamento della Leucemia Mieloide Cronica. Labnet, nato in Italia nel 2007, è un esempio virtuoso nato sotto l’egida della SIE e gestito dal GiMEMA – Gruppo Italiano Malattie Ematologiche nell’adulto – che consente di mettere in rete una serie di laboratori specializzati in biologia molecolare in Italia che effettuano un monitoraggio della risposta molecolare attraverso metodiche sofisticate standardizzate e di elevata qualità”.

Oggi Labnet coinvolge 36 laboratori ben dislocati su tutto il territorio nazionale e rappresenta un modello di monitoraggio del paziente di sicuro successo in Italia e nel mondo. Avvalendosi infatti di un sistema basato sul web, il progetto supera gli ostacoli legati alla regionalizzazione e rende visibili risultati ed indagini in tempo reale dai medici coinvolti.
Fonte: ClicMedicina

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GvHD – Malattia da trapianto e terapie salva vita: presentate a Firenze le linee guida terapeutiche

Il testo, realizzato dalla Società Italiana di Emaferesi e Manipolazione Cellulare (SIdEM) e dal Gruppo Italiano per il Trapianto di Midollo Osseo (GITMO), ha individuato nella Fotoferesi il miglior approccio terapeutico di seconda linea per il trattamento della Graft Versus Host Disease (GvHD), altrimenti nota come Malattia del Trapianto contro l’Ospite

Si è tenuto il 27 gennaio il convegno “Fotoferesi nella GvHD: valutazioni di rischio/beneficio, conformità e raccomandazioni”, un incontro finalizzato alla presentazione di uno studio condotto da SIdEM e GITMO sulla più grave e diffusa patologia correlata al trapianto di midollo osseo, ovvero la Graft versus Host Disease (GvHD), una delle principali complicazioni e cause di decesso dopo trapianto.

Questa condizione si manifesta quando i leucociti del donatore, riconoscendo come estranee le cellule del ricevente, iniziano ad “aggredire” i tessuti del paziente. Tale rigetto compromette la salute, riduce sensibilmente la qualità della vita e minaccia gravemente la sopravvivenza del paziente che ne è affetto.

Secondo il registro europeo della EBMT (European group for Blood and Marrow Transplantation) e i dati elaborati da GITMO, ogni anno in Italia si effettuano quasi 1.500 trapianti di midollo; di questo campione di pazienti si stima che fino all’80% rischi di contrarre la Graft versus Host Disease (GvHD).

SIdEM e GITMO, con l’obiettivo di individuare proposte e soluzioni ottimali per il trattamento di questa patologia, hanno avviato uno studio di circa 16 mesi sugli effettivi benefici derivanti dalla fotoforesi extracorporea. La fotoferesi è una terapia che consiste nel trattamento dei leucociti con un farmaco e raggi UVA ed è supportata da 25 anni di letteratura ed esperienze in tutto il mondo.

Esistono due modi di somministrazione della terapia di fotoferesi, ben diversi tra loro: il sistema chiuso e il sistema aperto. Il primo consiste in un’unica procedura chiusa ed erogata da un unico dispositivo appositamente sviluppato per la fotoferesi, che gestisce consecutivamente tutte le fasi del trattamento. Il sistema chiuso preleva il sangue del paziente, separa ed isola i leucociti che vengono trattati con un farmaco e i raggi UVA, prima della loro reinfusione al paziente. Nel sistema aperto, invece, queste fasi sono separate ed eseguite da due strumenti diversi, non collegati fra di loro. Nel sistema aperto le attività di raccolta del sangue, di separazione e di raccolta dei leucociti da trattare sono svolte da un separatore cellulare standard utilizzato anche in molte altre procedure aferetiche. La fotoattivazione è invece eseguita da un secondo dispositivo dove è necessario trasferire manualmente i leucociti a trattare.

L’obiettivo dell’iniziativa – commenta il Prof. Luca Pierelli, Direttore dell’Unità Operativa Complessa, Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dell’Azienda Ospedaliera S. Camillo Forlanini di Roma e Presidente della SIdEM – è quello di favorire la condivisione dei contenuti del documento con tutte le figure professionali impegnate nel processo di presa in carico dei pazienti affetti da Graft versus Host Disease (GvHD). La collaborazione tra SIdEM e GITMO, infatti, ha permesso di evidenziare che la procedura della Fotoferesi extracorporea è una terapia efficace, sicura e raccomandata non solo per il trattamento della patologia, ma anche per l’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse sanitarie”.

Il documento è stato realizzato grazie all’operato di 9 esperti provenienti da GITMO e SIdEM. Questo gruppo di specialisti ha elaborato una serie di domande in grado di facilitare la definizione di un valido percorso clinico. Successivamente, i quesiti sono stati affrontati nel corso di una Consensus Conference e alla luce della moderna letteratura scientifica. Da questo processo sono emerse 47 raccomandazioni pratiche che evidenziano i risultati efficaci derivanti dall’utilizzo della Fotoferesi.

La malattia del trapianto contro l’ospite è una patologia complessa, che comporta delle complicanze più gravi rispetto al comune rigetto d’organo” aggiunge il Prof. Alessandro Rambaldi, Direttore dell’Ematologia dell’Azienda Ospedaliera Riuniti di Bergamo e Presidente GITMO. “Gli esperti la suddividono in due categorie: si definisce Graft versus Host Disease (GvHD) acuta la reazione che compare entro i primi 100 giorni dal trapianto e colpisce principalmente tre sedi: la cute, il fegato e l’intestino. La Graft versus Host Disease (GvHD) che, invece, si palesa dopo i 100 giorni dal trapianto si definisce cronica e prevede meccanismi patogenetici più complessi, interessando la maggior parte degli organi e dei tessuti del paziente”.

Dopo l’incontro, SIdEM e GITMO si adopereranno per diffondere ai centri nazionali di trapianto le raccomandazioni emerse dallo studio, in modo da illustrare l’efficacia della Fotoferesi alle strutture specializzate nel trattamento della Graft versus Host Disease (GvHD).

La Fotoferesi Extracorporea è una terapia immunomodulatoria, la cui comprovata efficacia nel trattamento della Graft versus Host Disease (GvHD) è stata avvalorata dai risultati del documento presentato oggi”, conclude il Prof. Alberto Bosi, Direttore del S.O.D. dell’Ematologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria dell’ospedale Careggi di Firenze e Past President GITMO. “La Fotoferesi viene eseguita generalmente a livello ambulatoriale e con particolari metodiche anche all’interno della Unità Clinica per il paziente grave che sia impossibilitato a muoversi”.

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Fonte : Società Italiana di Emaferesi e Manipolazione Cellulare